29 ottobre 2008

Fra le cose che il mare getta,
cerchiamo le più dissecate,
zampe violette di gamberi,testine di pesci morti,
soavi sillabe di legno,piccoli paesi di perla,
cerchiamo ciò che il mare ha sfatto
con inutile insistenza,
ciò che ha rotto e squassato
e abbandonato per noi.
Ci sono petali inanellati,
cotoni della tempesta,
sterili gemme d’acqua e ossa gracili d’uccello
che sembrano ancor volare.
Si svuota il mare delle sue scorie,
il vento gioca con gli oggetti,
il sole ogni cosa abbraccia
e il tempo vicino al mare
conta e tocca quanto esiste.
Io conosco tutte le alghe,gli occhi bianchi della rena,
le piccole mercanzie delle maree dell’autunno
e, come un gran pellicano,
edifico umidi nidi
,spugne che adorano il vento,
e labbra d’ombra abissale,
ma nulla è più lacerante
dell’indizio di un naufragio:
il dolce legno scomparso
che fu morso dalle ondee
sdegnato dalla morte.
Bisogna cercare cose oscure
In qualche parte della terra,
in riva al silenzio azzurro
o dov’è passato il treno di una furiosa tempesta:
restano sogni sottili,
monete di tempo e d’acqua,
detriti, celeste cenere,
e l’ebbrezza intrasferibile
di prender parte ai travagli della solitudine
e della rena.
(Pablo Neruda)

09 ottobre 2008



Eccomi qua.

Postazione strategica (temporanea) del pc con vista mare, che oggi si confonde col cielo.

Colori e pennelli in azione.

Nostalgia del giardino e della "vecchia" casa??? NESSUNA

La felicità continua.